Capitolo 1
L'Arno si era gonfiato per quella pioggia torrenziale d'autunno, che cadeva senza tregua da quasi una settimana. A Firenze già stavano aspettandosi, con una specie di rassegnazione angosciata, l'ondata di piena. Ma a Capacciano non c'era alcun rischio serio che il fiume potesse uscire dagli argini. L'Arno che attraversava il paese era poco più di un fiumiciattolo, ancora così vicino alla sorgente sul monte Falterona. Anche se il livello dell'acqua si era fatto più imponente, sarebbe rimasto al suo posto nel Casentino collinoso, trascinando la sua forza distruttrice giù in pianura.
Nonostante la mancanza di pericolo immediato, parecchi Capaccianesi, protetti da larghi ombrelli fuori moda–stranamente tutti neri– se ne stavano sugli argini, sbirciando con diffidenza l'acqua fangosa e turbinante. Avevano la stessa aria dubbiosa e a disagio dei visitatori casuali in cerca di qualcuno sulla porta di una corsia d'ospedale, che lanciano rapide occhiate imbarazzate ai pazienti.
Amelio Sanchini, il sindaco di Capacciano, detto 'Riccioli d'Oro' per via della sua totale e prematura calvizie, si stava sporgendo con cautela dalla ringhiera di protezione e lanciava sguardi di traverso verso l'Alpe di Catonaia, là sulla destra, tutta avvolta in un sudario di pesanti nubi plumbee.
"Bah, non la smetterà di piovere, almeno per oggi…"
Sanchini era un omaccione massiccio sulla quarantina, la cui faccia–forse per controbilanciare il testone pelato– era adorna di una lussureggiante barba e di un ugualmente imponente paio di baffi. Il suo aspetto non troppo rassicurante lo faceva assomigliare a un pirata o a un tagliagole, almeno al primo sguardo, perché poi era subito chiaro che il sindaco di Capacciano era mite come un agnellino.
"Buon giorno, sindaco!" Un uomo alto, dotato di una ricca capigliatura brizzolata, che fortunatamente sembrava non provocare invidia a 'Riccioli d'Oro', lo salutò calorosamente. "Viene giù come la lanciassero a secchiate, vero? Che ne dice di prenderci un caffè? Almeno potremo farci due chiacchiere senza la seccatura di questi ombrelli sgocciolanti."
"Oh, signor Reginald, che piacere vederla! Avrei proprio bisogno di parlarle di una certa cosa…Prendiamocelo questo caffè, ma offro io, insisto! E come sta la signora Ellie? Oggi non l'ha accompagnato?"
Reginald McKenzie scosse la testa e si strinse nelle spalle. " Con un tempaccio del genere…Le ho consigliato di starsene a casa. Non vorrei che si prendesse un raffreddore. Ma già mi manca. Lo so che la faccio sorridere perché suona parecchio sciocco, particolarmente da parte di un uomo della mia età…" Si giustificò con un sorriso disarmante. Stava vivendo un periodo di serenità e felicità da più di un anno, ma ancora non riusciva a crederci.
I due uomini si affrettarono verso il bar, nascosto dentro una vecchia casa color ocra, in un angolo della piazza principale. Sulla porta un'insegna all'antica, scintillante di pioggia, recitava: 'RaBARbaro', in un volontario, seppur misterioso, gioco di parole botanico. Chiusero gli ombrelli e li appoggiarono al muro, in fila con gli altri che aspettavano pazientemente i loro proprietari, sicuramente rintanati nel tepore piacevole e asciutto del RaBARbaro. Dentro il caffè, un piccolo drappello di clienti abituali stava gustando tazzine di espresso, in piedi al bancone, secondo l'abitudine italiana. Il barista, un certo Lapo Tramontina, salutò Reginald e il sindaco con un quasi impercettibile cenno del capo. Dire che Lapo non fosse loquace sarebbe un eufemismo. Era un tipo molto alto e allampanato, con un'espressione malinconica e distratta, che non si adattava per niente all'immagine tipica del barista, ma lui era un maestro nel suo campo e il suo cappuccino era rinomato. Si diceva che alcuni venissero apposta fin da Arezzo per fare colazione col cappuccino di Lapo. Oltre a ciò, la moglie di Lapo, Rosalba, sapeva fare le migliori sfogliatelle che uno potesse immaginarsi. Nessuno sapeva come Lapo l'avesse incontrata e come avesse potuto convincerla a lasciare la sua nativa isola d'Ischia, per seguirlo a Capacciano. Ormai erano sposati da parecchi anni e probabilmente erano anche felici. Rosalba non aveva perso il suo accento ischitano e i clienti del RaBARbaro avevano fatto l'abitudine a sentirla canticchiare nel retro mente impastava sfogliatelle, babà e altre delicatezze che si accordavano tanto bene con i diversi tipi di bevande al caffè, specialità del marito.
"Due cappucci, per favore Lapo!" Ordinò il sindaco. Lapo non fece una piega, come se non avesse sentito, ma le sue mani si misero immediatamente all'opera, come se avessero una volontà propria, e si mossero abili sulla macchina del caffè che faceva bella mostra di sé dietro al bancone. Aggiustò la pressione del vapore per gonfiare il latte e trasformarlo in soffice schiuma. Lo versò accuratamente sulla superficie dell'espresso e aggiunse il suo tocco da maestro, facendo ruotare velocemente le tazze con gesti precisi. Finalmente mise i due cappuccini davanti al sindaco Sanchini e a Reginald, che, sebbene non fosse la prima volta, non poté fare a meno di sentirsi un po' infantilmente deliziato dal vedere l'iniziale del suo nome elegantemente tracciata sulla schiuma. I cappuccini personalizzati erano una delle sorprendenti creazioni del proprietario del RaBARbaro. Reginald allungò golosamente una mano verso il cestino delle sfogliatelle, mentre il sindaco si orientò verso un cornetto alle mandorle. Poi sussurrò all'orecchio di Reginald: "Vorrei parlarle di qualcosa di abbastanza privato, se le va bene, potremmo sederci al tavolino dell'angolo, la nostra conversazione potrebbe essere più riservata…"
Reginald, piuttosto perplesso, annuì e presero le loro tazze e i dolci per spostarsi in un posto più discreto, mentre gli altri avventori restavano al bancone.
Dopo essersi seduto, fissò interrogativamente il sindaco, dando un morso alla sua sfogliatella, divinamente croccante di fuori e ripiena con una soffice farcia di ricotta e arancio candito.
"Lo so che le sembrerà una cretinata," disse Sanchini, "ma mia moglie ha cominciato ad assillarmi e non riesco a convincerla a lasciar perdere. Lei continua a insistere che devo fare qualcosa perché si riapra un'indagine di polizia su una faccenda ormai completamente risolta e conclusa. Si domanderà perché mi rivolgo proprio a lei…" Sanchini esitò, cercando le parole giuste. "Vede, signor Reginald, questo è un paese piccolo, la gente parla, ci sono voci…insomma, nonostante la versione ufficiale dei fatti, si dice che lei e gli altri proprietari dell'agriturismo 'L'Oliveto' come dire? Uhm, insomma che siate stati proprio voi a risolvere tutta la storia di quel delitto, sa di che parlo, l'assassinio di quella povera ragazza, per cui fu ingiustamente incolpato il nostro concittadino Giorgio Cini, il fotografo. Naturalmente avete ragione di volerne restare fuori, ma, insomma, la gente dice che il signor Peter era poliziotto una volta e il signor William sa un sacco di cose della vita e ha un talento particolare per capire tutto quanto. Mia moglie è al corrente di questo, dunque se foste cosi gentili di ascoltare la sua versione della storia e poi dirle che non c'è ragione di sospettare qualcosa di losco, penso vi darebbe ascolto e mi lascerebbe in pace…" Si interruppe, in attesa di una qualche reazione del suo interlocutore, che gli indicasse che direzione prendere per continuare.
Reginald era stato preso di sorpresa, ma si sentì incuriosito.
"Prego, signor Sanchini, se pensa che io le possa essere utile, non faccia complimenti. Ma non so davvero che cosa potrei fare per sua moglie…"
"Oh, mi faccia spiegare un pochino meglio. Poi deciderà lei. Lei potrebbe parlarne ai suoi amici della fattoria e poi, nel caso, considerare di incontrare mia moglie. Lei non mi ascolta più su questa faccenda, ma credo che a voi darebbe retta. Ha molta stima di voi tutti." Amelio Sanchini sbuffo come un mantice e mandò giù in un sorso metà del suo cappuccino. " Mia moglie aveva una carissima amica, Iris Ciancaleoni. Erano state a scuola insieme. Iris era figlia unica di un industriale, il proprietario della fabbrica più importante di ceramiche artistiche di tutta la regione. Lei si è sposata qualche mese prima di noi. Naturalmente siamo stati al matrimonio. Mia moglie era la sua damigella d'onore. Qualche anno più tardi Settimio Ciancaleoni, il padre di Iris, è morto improvvisamente. Un infarto. Ma Iris era sempre stata intelligente e forte di carattere; ha preso le redini dell'azienda e l'ha fatta diventare, se possibile, ancora più prospera e fiorente di prima.
"Iris e mia moglie non potevano vedersi di sovente come un tempo, ma erano sempre in contatto. Mi ha detto che durante l'ultimo periodo Iris sembrava preoccupata, o forse solo più nervosa, ma non le aveva mai parlato di alcun problema in particolare. Tanto per farla breve, due anni fa il marito di Iris, un tale Sabatino Alunni, l'ha convinta a prendersi una pausa e hanno deciso di fare una crociera. Purtroppo sembra che la povera Iris soffrisse seriamente di depressione–di certo per lo stress del lavoro. Quando la nave da crociera si trovava in alto mare, lei si è suicidata, buttandosi giù dal balcone della loro cabina. Il corpo non è stato mai ritrovato, ovviamente.
" Naturalmente l'inchiesta è stata lunga e accurata. All'inizio i sospetti convergevano tutti sul marito. Ma lui aveva un alibi di ferro, poiché non era mai stato un momento solo la sera della scomparsa della moglie ed era stato il primo a chiedere di frugare la nave da capo a fondo. Insomma è riuscito a provare la sua assoluta innocenza e davvero è rimasto sconvolto a lungo per la perdita della moglie.
"Nonostante tutto, Sabatino è stato tenuto sotto sorveglianza per parecchio tempo e alla fine è risultato del tutto estraneo ai fatti e il caso è stato etichettato come suicidio e definitivamente chiuso.
"Ma di recente mia moglie è venuta a sapere che il vedovo di Iris sta per risposarsi e si è messa in testa che ci sia qualcosa di molto sospetto e che Iris non si sia per niente uccisa, ma che sia stata ammazzata. Non so che fare. Lei insiste a dirmi che devo andare a far pressione sulla polizia perché riprendano in esame il caso, ma… Oh Dio mio, insomma lei ha capito quello che voglio dire!"
Reginald sorseggiò il resto del cappuccino con rinnovato piacere, riflettendo a quello che il sindaco gli aveva appena detto. In un angolo della sua mente una lucetta di allarme cominciò a lampeggiare suggerendogli dispettosamente che forse la signora Sanchini non parlava necessariamente a vanvera. Ma come avrebbe potuto lui impegnarsi anche in nome dei suoi amici? Poi la faccenda sembrava un po' troppo delicata,
Amelio Sanchini gli teneva gli occhi incollati addosso con uno sguardo da bambino speranzoso di essere rassicurato dopo una litigata con i compagni di scuola. Il massiccio sindaco assomigliava in modo imbarazzante a un attore già truccato per un film degli studi Disney, qualcosa tipo 'Il Pirata Barbanera' o roba del genere. Reginald non aveva avuto molte occasioni per andare al cinema in vita sua e la gente ci andava sempre meno ormai, ma poiché lui aveva avuto l'incredibile fortuna di sposare la sua meravigliosa Ellie– non poteva fare a meno di sorridere con infinita tenerezza pensando a lei– come tante coppie di mezza età loro due avevano l'abitudine di guardare i film in televisione. Questo gli aveva fatto colmare in qualche modo la sua precedente lacuna d'informazione sulle produzioni cinematografiche. Non c'era nulla di minaccioso nell'espressione di Sanchini. A Reginald faceva venire in mente un personaggio divertente di un fantasmagorico film per ragazzi che aveva guardato con Ellie una sera di qualche tempo prima. Così anche quella strana storia che il sindaco gli aveva appena raccontato gli sembrava l'improbabile trama di un film d'intrattenimento. Sanchini restava in attesa di una risposta e Reginald non se la sentiva di deluderlo.
"Capisco la sua situazione, signor Sanchini. Spesso le donne si fidano di più delle loro sensazioni irrazionali che della logica dei fatti, ma non è detto che il loro modo di interpretare una situazione debba per forza essere sbagliato. Ovviamente ritengo che sua moglie sia stata interrogata dalla polizia all'epoca di questo, uhm, triste incidente e lei abbia scuramente espresso i suoi dubbi, se mai ne avesse avuti, e logicamente gli inquirenti hanno preso tali elementi in considerazione…"
Sanchini scosse il testone pelato con rassegnato fatalismo.
"Questo è il punto, signor Reginald. Al tempo dell'inchiesta mia moglie non ci trovava proprio niente di sospetto nel suicidio di Iris. Certo era triste e turbata per la morte della sua amica, ma l'aveva accettata. Ci siamo sforzati di dare il nostro appoggio morale a Sabatino e a manifestargli il nostro cordoglio, anche se non siamo mai stati suoi amici personali. Sembrava completamente distrutto per il lutto e ha rifiutato tutti i nostri inviti dicendo che doveva sforzarsi di ricuperare tutta la forza mentale che poteva per continuare a occuparsi della fabbrica, perché era quello che Iris avrebbe voluto. Poi si fece sempre di più assorbire dal lavoro e non abbiamo quasi più avuto sue notizie. È stato solo quando mia moglie ha sentito dire che Sabatino stava per risposarsi che si è messa a pensare a tutte queste cose assurde sulla morte di Iris. Secondo me è solo perché dentro di lei, magari inconsciamente, non riesce ad accettare che Sabatino si sia innamorato di nuovo; le sembra che tradisca la memoria di Iris. È un'assurdità. Sabatino Alunni è sui quaranta. Credo anzi abbia la mia stessa età ed io non ho ancora quarantacinque anni. Naturalmente sarei distrutto se perdessi la mia Loredana, Dio non voglia, ma non potrei escludere di rifarmi un giorno una vita, se capitasse."
Il sindaco si zittì e si passo una mano sugli occhi, come se il semplice pensiero di perdere la moglie lo sconvolgesse fino alle lacrime. Reginald di colpo si rese conto che non riusciva a ricordare che faccia avesse la donna di cui il sindaco era ovviamente tanto innamorato, anche se era certo di avere incontrato la signora Sanchini parecchie volte, ma sentì il bisogno di rassicurare Sanchini che avrebbe dedicato attenzione ai suoi guai.
"Bene, se davvero lei pensa che il nostro parere possa servire a sua moglie per calmarsi, suppongo che dobbiate venire entrambi a cenare al nostro ristorante uno di questi giorni, naturalmente come graditissimi ospiti. Così la signora Sanchini potrà motivarci meglio le sue preoccupazioni e poi non cercheremo di…"
Il sindaco non lo lasciò finire e afferrò con entrambe le mani quella di Reginald, che scomparve come una fettina sottile di prosciutto tra due generose fettone di pane.
"Oh grazie, grazie infinite. Mi dica solo quando e verremo con grandissimo piacere. La prego, mi permetta di ordinarle un altro cappuccino o magari preferisce qualcos'altro?"
"No, no, grazie, sono a posto così. Poi devo passare dalla fattoria prima di tornare a casa da mia moglie ed è già un po' tardi. Ma le telefonerò nel pomeriggio, dopo aver parlato con Peter e William."
Reginald si liberò con una certa fatica dalla possente stretta del sindaco e andò a ricuperare il suo ombrello, che lo aspettava pazientemente davanti alla porta del bar. Sentiva su di sé gli sguardi curiosi e indagatori degli altri clienti, che non erano riusciti ad ascoltare la sua conversazione con Sanchini, ma avevano indovinato che poteva trattarsi di un argomento abbastanza interessante da vivacizzare la monotonia troppo tranquilla della vita d'ogni giorno in paese.
La pioggia era determinata a non arrestarsi e Reginald annusò nell'aria qualcosa che gli ricordava il clima irlandese, che ormai apparteneva alla sua vita passata.
Guidò con attenzione montando alla fattoria; non era mai stato appassionato della guida e ancora non si era abituato del tutto a condurre sulla destra. Per fortuna la strada di campagna era deserta e non si sentì obbligato ad aumentare la velocità.
Non c'era molto lavoro al Bed & Breakfast in quelle ultime settimane. Si era in bassa stagione e il cattivo tempo non invogliava nessuno a prenotare una vacanza in un agriturismo, anche se situato in una posizione magnifica, sulla cima di una scenica collina toscana. Ma il piccolo e raffinato ristorante di William era, come sempre, al completo. Non esisteva bassa stagione per l'ormai famoso ed esclusivo 'I sette tavoli di Mr W'.
Tutti i tavoli erano sempre prenotatissimi, persino con mesi di anticipo. Le prenotazioni erano accettate in ordine cronologico, senza fare alcuna eccezione per i cosiddetti VIP che spesso ritenevano che la loro pseudo-notorietà sarebbe stata sufficiente per garantire loro un accesso privilegiato. Ma William teneva sempre il settimo tavolo libero per chiunque arrivasse all'ultimo momento, spesso gente comune.
Reginald parcheggiò nell'ampio cortile principale della fattoria. Si sentiva sollevato per aver raggiunto la sua destinazione senza intoppi e poter lasciare l'auto, ma non osava riferire la sua illogica paura alla moglie, che era, al contrario, una guidatrice eccellente e sicura.
Gulliver, il cane di Peter, un grosso coso peloso di razza incerta, con un inesplicabile amore per la pioggia, appena lui scese dall'auto gli zampettò incontro per salutarlo con un'energia totalmente esagerata. Per fortuna Peter saltò fuori di casa a richiamare quella gigantesca palla di pelo fradicio.
Nel tepore accogliente del suo studio, dove Peter lo aveva seguito, Reginald informò in breve l'amico circa il suo incontro con Sanchini. Peter, ancora miracolosamente abbronzato in modo assolutamente naturale persino in quella piovosa fine di autunno, si era fatto attento mentre ascoltava Reginald, come se quell'episodio insignificante gli avesse fatto smuovere dei pensieri. Alla fine parlò col suo abituale tono di voce calmo e deciso, solo velato da un quasi impercettibile turbamento.
"Forse questa è proprio un'opportunità da cogliere al volo. Volevo già parlarti di una sensazione abbastanza confusa che mi ronza in testa da un po', ma ancora non avevo trovato il momento opportuno." Reginald si sentì subito agitato, anche se non aveva la minima idea di quello che Peter volesse dirgli. Per lui era troppo doloroso anche solo sospettare che i suoi amici avessero dei problemi.
"Io…io non mi sono reso conto che ci fosse qualcosa che non andava…"
"No, tranquillo!" Peter cercò subito di calmarlo, perché conosceva bene la natura empatica e sensibilissima di Reginald. "Non c'è nessun problema, almeno spero. Ma, vedi, si tratta di William. Tu lo sai che è per natura un inquieto. Tu ed io, Reginald, siamo anime meno complicate." Ridacchio leggermente. "Ma William è diverso. Quelli come noi sono felici in una stabile situazione di serenità e ci turbiamo quando un avvenimento inatteso viene a sconvolgerla. Siamo abitudinari. William ha bisogno di altri stimoli, di sfide da risolvere; non è uno fatto per la routine, anche per un tipo di routine talmente piacevole come la nostra vita attuale. Certo gli piace molto vivere qui, essere circondato dalle persone a cui vuol bene e che lo stimano e può giocare–questa è la parola giusta, perché per lui è come un parco giochi– col suo ristorante. Purtroppo non è abbastanza per lui. So che ha bisogno di una qualche sfida mentale per sentirsi–come dire?– attivo, vivo…Ho l'impressione che ultimamente si annoi…Non fraintendermi, fra noi va tutto bene. Non è quello. Ma lui si annoia con la vita di tutti i giorni, perché, paradossalmente, tutto va troppo bene." Peter sorrise con un pizzico di malinconia. "Nessuno di noi, anche se siamo sicuramente le persone più care e più vicine a lui, sa esattamente tutto quello che ha fatto e che ha passato nella sua vita prima di conoscerci e alcune schegge del suo passato riaffiorano di tanto in tanto lasciandomi con la spiacevole impressione che abbia sofferto molto di più di quello che mi ha permesso di indovinare. So in parte che un tempo ha sofferto di depressione, anche se quel periodo sembra appartenere a un passato ormai remoto. Ma sono preoccupato, Reginald, temo che William possa scivolare in una forma maniaco-depressiva se qualcosa non lo aiuta a spezzare questo ritmo di vita ripetitivo, che non è fatto per lui. Non si tratta di un timore molto fondato per ora, ma ho paura che il rischio esista. Penso davvero che questo piccolo caso interessante, basato sui sospetti della signora Sanchini, sia che risultino fondati o no, può essere un diversivo speculativo per lui. William sarà di sicuro divertito di sentire quello che la signora può raccontarci su questa storia."
Reginald annuì. "Allora è deciso. Se tu pensi che vada bene per voi, telefono a Sanchini e lo invito a cena con la moglie domani sera. È ovvio che io sappia già che Ellie vorrà essere anche lei presente. Mi sa che si sia talmente divertita a recitare il suo ruolo nella nostra indagine per scagionare Giorgio da scoprirsi dei talenti da investigatore dilettante!"
"Chi è che ha talenti da investigatore dilettante?" William Collins, con indosso un paio di jeans e un maglione nero che lo facevano sembrare ancora più alto, ammiccò allegramente verso i suoi amici, che non avevano idea se avesse ascoltato tutta la loro conversazione o solo l'ultima frase. Ma in realtà nessuno poteva mai sapere tutto quello che aveva a che fare con William Collins.
L'Arno si era gonfiato per quella pioggia torrenziale d'autunno, che cadeva senza tregua da quasi una settimana. A Firenze già stavano aspettandosi, con una specie di rassegnazione angosciata, l'ondata di piena. Ma a Capacciano non c'era alcun rischio serio che il fiume potesse uscire dagli argini. L'Arno che attraversava il paese era poco più di un fiumiciattolo, ancora così vicino alla sorgente sul monte Falterona. Anche se il livello dell'acqua si era fatto più imponente, sarebbe rimasto al suo posto nel Casentino collinoso, trascinando la sua forza distruttrice giù in pianura.
Nonostante la mancanza di pericolo immediato, parecchi Capaccianesi, protetti da larghi ombrelli fuori moda–stranamente tutti neri– se ne stavano sugli argini, sbirciando con diffidenza l'acqua fangosa e turbinante. Avevano la stessa aria dubbiosa e a disagio dei visitatori casuali in cerca di qualcuno sulla porta di una corsia d'ospedale, che lanciano rapide occhiate imbarazzate ai pazienti.
Amelio Sanchini, il sindaco di Capacciano, detto 'Riccioli d'Oro' per via della sua totale e prematura calvizie, si stava sporgendo con cautela dalla ringhiera di protezione e lanciava sguardi di traverso verso l'Alpe di Catonaia, là sulla destra, tutta avvolta in un sudario di pesanti nubi plumbee.
"Bah, non la smetterà di piovere, almeno per oggi…"
Sanchini era un omaccione massiccio sulla quarantina, la cui faccia–forse per controbilanciare il testone pelato– era adorna di una lussureggiante barba e di un ugualmente imponente paio di baffi. Il suo aspetto non troppo rassicurante lo faceva assomigliare a un pirata o a un tagliagole, almeno al primo sguardo, perché poi era subito chiaro che il sindaco di Capacciano era mite come un agnellino.
"Buon giorno, sindaco!" Un uomo alto, dotato di una ricca capigliatura brizzolata, che fortunatamente sembrava non provocare invidia a 'Riccioli d'Oro', lo salutò calorosamente. "Viene giù come la lanciassero a secchiate, vero? Che ne dice di prenderci un caffè? Almeno potremo farci due chiacchiere senza la seccatura di questi ombrelli sgocciolanti."
"Oh, signor Reginald, che piacere vederla! Avrei proprio bisogno di parlarle di una certa cosa…Prendiamocelo questo caffè, ma offro io, insisto! E come sta la signora Ellie? Oggi non l'ha accompagnato?"
Reginald McKenzie scosse la testa e si strinse nelle spalle. " Con un tempaccio del genere…Le ho consigliato di starsene a casa. Non vorrei che si prendesse un raffreddore. Ma già mi manca. Lo so che la faccio sorridere perché suona parecchio sciocco, particolarmente da parte di un uomo della mia età…" Si giustificò con un sorriso disarmante. Stava vivendo un periodo di serenità e felicità da più di un anno, ma ancora non riusciva a crederci.
I due uomini si affrettarono verso il bar, nascosto dentro una vecchia casa color ocra, in un angolo della piazza principale. Sulla porta un'insegna all'antica, scintillante di pioggia, recitava: 'RaBARbaro', in un volontario, seppur misterioso, gioco di parole botanico. Chiusero gli ombrelli e li appoggiarono al muro, in fila con gli altri che aspettavano pazientemente i loro proprietari, sicuramente rintanati nel tepore piacevole e asciutto del RaBARbaro. Dentro il caffè, un piccolo drappello di clienti abituali stava gustando tazzine di espresso, in piedi al bancone, secondo l'abitudine italiana. Il barista, un certo Lapo Tramontina, salutò Reginald e il sindaco con un quasi impercettibile cenno del capo. Dire che Lapo non fosse loquace sarebbe un eufemismo. Era un tipo molto alto e allampanato, con un'espressione malinconica e distratta, che non si adattava per niente all'immagine tipica del barista, ma lui era un maestro nel suo campo e il suo cappuccino era rinomato. Si diceva che alcuni venissero apposta fin da Arezzo per fare colazione col cappuccino di Lapo. Oltre a ciò, la moglie di Lapo, Rosalba, sapeva fare le migliori sfogliatelle che uno potesse immaginarsi. Nessuno sapeva come Lapo l'avesse incontrata e come avesse potuto convincerla a lasciare la sua nativa isola d'Ischia, per seguirlo a Capacciano. Ormai erano sposati da parecchi anni e probabilmente erano anche felici. Rosalba non aveva perso il suo accento ischitano e i clienti del RaBARbaro avevano fatto l'abitudine a sentirla canticchiare nel retro mente impastava sfogliatelle, babà e altre delicatezze che si accordavano tanto bene con i diversi tipi di bevande al caffè, specialità del marito.
"Due cappucci, per favore Lapo!" Ordinò il sindaco. Lapo non fece una piega, come se non avesse sentito, ma le sue mani si misero immediatamente all'opera, come se avessero una volontà propria, e si mossero abili sulla macchina del caffè che faceva bella mostra di sé dietro al bancone. Aggiustò la pressione del vapore per gonfiare il latte e trasformarlo in soffice schiuma. Lo versò accuratamente sulla superficie dell'espresso e aggiunse il suo tocco da maestro, facendo ruotare velocemente le tazze con gesti precisi. Finalmente mise i due cappuccini davanti al sindaco Sanchini e a Reginald, che, sebbene non fosse la prima volta, non poté fare a meno di sentirsi un po' infantilmente deliziato dal vedere l'iniziale del suo nome elegantemente tracciata sulla schiuma. I cappuccini personalizzati erano una delle sorprendenti creazioni del proprietario del RaBARbaro. Reginald allungò golosamente una mano verso il cestino delle sfogliatelle, mentre il sindaco si orientò verso un cornetto alle mandorle. Poi sussurrò all'orecchio di Reginald: "Vorrei parlarle di qualcosa di abbastanza privato, se le va bene, potremmo sederci al tavolino dell'angolo, la nostra conversazione potrebbe essere più riservata…"
Reginald, piuttosto perplesso, annuì e presero le loro tazze e i dolci per spostarsi in un posto più discreto, mentre gli altri avventori restavano al bancone.
Dopo essersi seduto, fissò interrogativamente il sindaco, dando un morso alla sua sfogliatella, divinamente croccante di fuori e ripiena con una soffice farcia di ricotta e arancio candito.
"Lo so che le sembrerà una cretinata," disse Sanchini, "ma mia moglie ha cominciato ad assillarmi e non riesco a convincerla a lasciar perdere. Lei continua a insistere che devo fare qualcosa perché si riapra un'indagine di polizia su una faccenda ormai completamente risolta e conclusa. Si domanderà perché mi rivolgo proprio a lei…" Sanchini esitò, cercando le parole giuste. "Vede, signor Reginald, questo è un paese piccolo, la gente parla, ci sono voci…insomma, nonostante la versione ufficiale dei fatti, si dice che lei e gli altri proprietari dell'agriturismo 'L'Oliveto' come dire? Uhm, insomma che siate stati proprio voi a risolvere tutta la storia di quel delitto, sa di che parlo, l'assassinio di quella povera ragazza, per cui fu ingiustamente incolpato il nostro concittadino Giorgio Cini, il fotografo. Naturalmente avete ragione di volerne restare fuori, ma, insomma, la gente dice che il signor Peter era poliziotto una volta e il signor William sa un sacco di cose della vita e ha un talento particolare per capire tutto quanto. Mia moglie è al corrente di questo, dunque se foste cosi gentili di ascoltare la sua versione della storia e poi dirle che non c'è ragione di sospettare qualcosa di losco, penso vi darebbe ascolto e mi lascerebbe in pace…" Si interruppe, in attesa di una qualche reazione del suo interlocutore, che gli indicasse che direzione prendere per continuare.
Reginald era stato preso di sorpresa, ma si sentì incuriosito.
"Prego, signor Sanchini, se pensa che io le possa essere utile, non faccia complimenti. Ma non so davvero che cosa potrei fare per sua moglie…"
"Oh, mi faccia spiegare un pochino meglio. Poi deciderà lei. Lei potrebbe parlarne ai suoi amici della fattoria e poi, nel caso, considerare di incontrare mia moglie. Lei non mi ascolta più su questa faccenda, ma credo che a voi darebbe retta. Ha molta stima di voi tutti." Amelio Sanchini sbuffo come un mantice e mandò giù in un sorso metà del suo cappuccino. " Mia moglie aveva una carissima amica, Iris Ciancaleoni. Erano state a scuola insieme. Iris era figlia unica di un industriale, il proprietario della fabbrica più importante di ceramiche artistiche di tutta la regione. Lei si è sposata qualche mese prima di noi. Naturalmente siamo stati al matrimonio. Mia moglie era la sua damigella d'onore. Qualche anno più tardi Settimio Ciancaleoni, il padre di Iris, è morto improvvisamente. Un infarto. Ma Iris era sempre stata intelligente e forte di carattere; ha preso le redini dell'azienda e l'ha fatta diventare, se possibile, ancora più prospera e fiorente di prima.
"Iris e mia moglie non potevano vedersi di sovente come un tempo, ma erano sempre in contatto. Mi ha detto che durante l'ultimo periodo Iris sembrava preoccupata, o forse solo più nervosa, ma non le aveva mai parlato di alcun problema in particolare. Tanto per farla breve, due anni fa il marito di Iris, un tale Sabatino Alunni, l'ha convinta a prendersi una pausa e hanno deciso di fare una crociera. Purtroppo sembra che la povera Iris soffrisse seriamente di depressione–di certo per lo stress del lavoro. Quando la nave da crociera si trovava in alto mare, lei si è suicidata, buttandosi giù dal balcone della loro cabina. Il corpo non è stato mai ritrovato, ovviamente.
" Naturalmente l'inchiesta è stata lunga e accurata. All'inizio i sospetti convergevano tutti sul marito. Ma lui aveva un alibi di ferro, poiché non era mai stato un momento solo la sera della scomparsa della moglie ed era stato il primo a chiedere di frugare la nave da capo a fondo. Insomma è riuscito a provare la sua assoluta innocenza e davvero è rimasto sconvolto a lungo per la perdita della moglie.
"Nonostante tutto, Sabatino è stato tenuto sotto sorveglianza per parecchio tempo e alla fine è risultato del tutto estraneo ai fatti e il caso è stato etichettato come suicidio e definitivamente chiuso.
"Ma di recente mia moglie è venuta a sapere che il vedovo di Iris sta per risposarsi e si è messa in testa che ci sia qualcosa di molto sospetto e che Iris non si sia per niente uccisa, ma che sia stata ammazzata. Non so che fare. Lei insiste a dirmi che devo andare a far pressione sulla polizia perché riprendano in esame il caso, ma… Oh Dio mio, insomma lei ha capito quello che voglio dire!"
Reginald sorseggiò il resto del cappuccino con rinnovato piacere, riflettendo a quello che il sindaco gli aveva appena detto. In un angolo della sua mente una lucetta di allarme cominciò a lampeggiare suggerendogli dispettosamente che forse la signora Sanchini non parlava necessariamente a vanvera. Ma come avrebbe potuto lui impegnarsi anche in nome dei suoi amici? Poi la faccenda sembrava un po' troppo delicata,
Amelio Sanchini gli teneva gli occhi incollati addosso con uno sguardo da bambino speranzoso di essere rassicurato dopo una litigata con i compagni di scuola. Il massiccio sindaco assomigliava in modo imbarazzante a un attore già truccato per un film degli studi Disney, qualcosa tipo 'Il Pirata Barbanera' o roba del genere. Reginald non aveva avuto molte occasioni per andare al cinema in vita sua e la gente ci andava sempre meno ormai, ma poiché lui aveva avuto l'incredibile fortuna di sposare la sua meravigliosa Ellie– non poteva fare a meno di sorridere con infinita tenerezza pensando a lei– come tante coppie di mezza età loro due avevano l'abitudine di guardare i film in televisione. Questo gli aveva fatto colmare in qualche modo la sua precedente lacuna d'informazione sulle produzioni cinematografiche. Non c'era nulla di minaccioso nell'espressione di Sanchini. A Reginald faceva venire in mente un personaggio divertente di un fantasmagorico film per ragazzi che aveva guardato con Ellie una sera di qualche tempo prima. Così anche quella strana storia che il sindaco gli aveva appena raccontato gli sembrava l'improbabile trama di un film d'intrattenimento. Sanchini restava in attesa di una risposta e Reginald non se la sentiva di deluderlo.
"Capisco la sua situazione, signor Sanchini. Spesso le donne si fidano di più delle loro sensazioni irrazionali che della logica dei fatti, ma non è detto che il loro modo di interpretare una situazione debba per forza essere sbagliato. Ovviamente ritengo che sua moglie sia stata interrogata dalla polizia all'epoca di questo, uhm, triste incidente e lei abbia scuramente espresso i suoi dubbi, se mai ne avesse avuti, e logicamente gli inquirenti hanno preso tali elementi in considerazione…"
Sanchini scosse il testone pelato con rassegnato fatalismo.
"Questo è il punto, signor Reginald. Al tempo dell'inchiesta mia moglie non ci trovava proprio niente di sospetto nel suicidio di Iris. Certo era triste e turbata per la morte della sua amica, ma l'aveva accettata. Ci siamo sforzati di dare il nostro appoggio morale a Sabatino e a manifestargli il nostro cordoglio, anche se non siamo mai stati suoi amici personali. Sembrava completamente distrutto per il lutto e ha rifiutato tutti i nostri inviti dicendo che doveva sforzarsi di ricuperare tutta la forza mentale che poteva per continuare a occuparsi della fabbrica, perché era quello che Iris avrebbe voluto. Poi si fece sempre di più assorbire dal lavoro e non abbiamo quasi più avuto sue notizie. È stato solo quando mia moglie ha sentito dire che Sabatino stava per risposarsi che si è messa a pensare a tutte queste cose assurde sulla morte di Iris. Secondo me è solo perché dentro di lei, magari inconsciamente, non riesce ad accettare che Sabatino si sia innamorato di nuovo; le sembra che tradisca la memoria di Iris. È un'assurdità. Sabatino Alunni è sui quaranta. Credo anzi abbia la mia stessa età ed io non ho ancora quarantacinque anni. Naturalmente sarei distrutto se perdessi la mia Loredana, Dio non voglia, ma non potrei escludere di rifarmi un giorno una vita, se capitasse."
Il sindaco si zittì e si passo una mano sugli occhi, come se il semplice pensiero di perdere la moglie lo sconvolgesse fino alle lacrime. Reginald di colpo si rese conto che non riusciva a ricordare che faccia avesse la donna di cui il sindaco era ovviamente tanto innamorato, anche se era certo di avere incontrato la signora Sanchini parecchie volte, ma sentì il bisogno di rassicurare Sanchini che avrebbe dedicato attenzione ai suoi guai.
"Bene, se davvero lei pensa che il nostro parere possa servire a sua moglie per calmarsi, suppongo che dobbiate venire entrambi a cenare al nostro ristorante uno di questi giorni, naturalmente come graditissimi ospiti. Così la signora Sanchini potrà motivarci meglio le sue preoccupazioni e poi non cercheremo di…"
Il sindaco non lo lasciò finire e afferrò con entrambe le mani quella di Reginald, che scomparve come una fettina sottile di prosciutto tra due generose fettone di pane.
"Oh grazie, grazie infinite. Mi dica solo quando e verremo con grandissimo piacere. La prego, mi permetta di ordinarle un altro cappuccino o magari preferisce qualcos'altro?"
"No, no, grazie, sono a posto così. Poi devo passare dalla fattoria prima di tornare a casa da mia moglie ed è già un po' tardi. Ma le telefonerò nel pomeriggio, dopo aver parlato con Peter e William."
Reginald si liberò con una certa fatica dalla possente stretta del sindaco e andò a ricuperare il suo ombrello, che lo aspettava pazientemente davanti alla porta del bar. Sentiva su di sé gli sguardi curiosi e indagatori degli altri clienti, che non erano riusciti ad ascoltare la sua conversazione con Sanchini, ma avevano indovinato che poteva trattarsi di un argomento abbastanza interessante da vivacizzare la monotonia troppo tranquilla della vita d'ogni giorno in paese.
La pioggia era determinata a non arrestarsi e Reginald annusò nell'aria qualcosa che gli ricordava il clima irlandese, che ormai apparteneva alla sua vita passata.
Guidò con attenzione montando alla fattoria; non era mai stato appassionato della guida e ancora non si era abituato del tutto a condurre sulla destra. Per fortuna la strada di campagna era deserta e non si sentì obbligato ad aumentare la velocità.
Non c'era molto lavoro al Bed & Breakfast in quelle ultime settimane. Si era in bassa stagione e il cattivo tempo non invogliava nessuno a prenotare una vacanza in un agriturismo, anche se situato in una posizione magnifica, sulla cima di una scenica collina toscana. Ma il piccolo e raffinato ristorante di William era, come sempre, al completo. Non esisteva bassa stagione per l'ormai famoso ed esclusivo 'I sette tavoli di Mr W'.
Tutti i tavoli erano sempre prenotatissimi, persino con mesi di anticipo. Le prenotazioni erano accettate in ordine cronologico, senza fare alcuna eccezione per i cosiddetti VIP che spesso ritenevano che la loro pseudo-notorietà sarebbe stata sufficiente per garantire loro un accesso privilegiato. Ma William teneva sempre il settimo tavolo libero per chiunque arrivasse all'ultimo momento, spesso gente comune.
Reginald parcheggiò nell'ampio cortile principale della fattoria. Si sentiva sollevato per aver raggiunto la sua destinazione senza intoppi e poter lasciare l'auto, ma non osava riferire la sua illogica paura alla moglie, che era, al contrario, una guidatrice eccellente e sicura.
Gulliver, il cane di Peter, un grosso coso peloso di razza incerta, con un inesplicabile amore per la pioggia, appena lui scese dall'auto gli zampettò incontro per salutarlo con un'energia totalmente esagerata. Per fortuna Peter saltò fuori di casa a richiamare quella gigantesca palla di pelo fradicio.
Nel tepore accogliente del suo studio, dove Peter lo aveva seguito, Reginald informò in breve l'amico circa il suo incontro con Sanchini. Peter, ancora miracolosamente abbronzato in modo assolutamente naturale persino in quella piovosa fine di autunno, si era fatto attento mentre ascoltava Reginald, come se quell'episodio insignificante gli avesse fatto smuovere dei pensieri. Alla fine parlò col suo abituale tono di voce calmo e deciso, solo velato da un quasi impercettibile turbamento.
"Forse questa è proprio un'opportunità da cogliere al volo. Volevo già parlarti di una sensazione abbastanza confusa che mi ronza in testa da un po', ma ancora non avevo trovato il momento opportuno." Reginald si sentì subito agitato, anche se non aveva la minima idea di quello che Peter volesse dirgli. Per lui era troppo doloroso anche solo sospettare che i suoi amici avessero dei problemi.
"Io…io non mi sono reso conto che ci fosse qualcosa che non andava…"
"No, tranquillo!" Peter cercò subito di calmarlo, perché conosceva bene la natura empatica e sensibilissima di Reginald. "Non c'è nessun problema, almeno spero. Ma, vedi, si tratta di William. Tu lo sai che è per natura un inquieto. Tu ed io, Reginald, siamo anime meno complicate." Ridacchio leggermente. "Ma William è diverso. Quelli come noi sono felici in una stabile situazione di serenità e ci turbiamo quando un avvenimento inatteso viene a sconvolgerla. Siamo abitudinari. William ha bisogno di altri stimoli, di sfide da risolvere; non è uno fatto per la routine, anche per un tipo di routine talmente piacevole come la nostra vita attuale. Certo gli piace molto vivere qui, essere circondato dalle persone a cui vuol bene e che lo stimano e può giocare–questa è la parola giusta, perché per lui è come un parco giochi– col suo ristorante. Purtroppo non è abbastanza per lui. So che ha bisogno di una qualche sfida mentale per sentirsi–come dire?– attivo, vivo…Ho l'impressione che ultimamente si annoi…Non fraintendermi, fra noi va tutto bene. Non è quello. Ma lui si annoia con la vita di tutti i giorni, perché, paradossalmente, tutto va troppo bene." Peter sorrise con un pizzico di malinconia. "Nessuno di noi, anche se siamo sicuramente le persone più care e più vicine a lui, sa esattamente tutto quello che ha fatto e che ha passato nella sua vita prima di conoscerci e alcune schegge del suo passato riaffiorano di tanto in tanto lasciandomi con la spiacevole impressione che abbia sofferto molto di più di quello che mi ha permesso di indovinare. So in parte che un tempo ha sofferto di depressione, anche se quel periodo sembra appartenere a un passato ormai remoto. Ma sono preoccupato, Reginald, temo che William possa scivolare in una forma maniaco-depressiva se qualcosa non lo aiuta a spezzare questo ritmo di vita ripetitivo, che non è fatto per lui. Non si tratta di un timore molto fondato per ora, ma ho paura che il rischio esista. Penso davvero che questo piccolo caso interessante, basato sui sospetti della signora Sanchini, sia che risultino fondati o no, può essere un diversivo speculativo per lui. William sarà di sicuro divertito di sentire quello che la signora può raccontarci su questa storia."
Reginald annuì. "Allora è deciso. Se tu pensi che vada bene per voi, telefono a Sanchini e lo invito a cena con la moglie domani sera. È ovvio che io sappia già che Ellie vorrà essere anche lei presente. Mi sa che si sia talmente divertita a recitare il suo ruolo nella nostra indagine per scagionare Giorgio da scoprirsi dei talenti da investigatore dilettante!"
"Chi è che ha talenti da investigatore dilettante?" William Collins, con indosso un paio di jeans e un maglione nero che lo facevano sembrare ancora più alto, ammiccò allegramente verso i suoi amici, che non avevano idea se avesse ascoltato tutta la loro conversazione o solo l'ultima frase. Ma in realtà nessuno poteva mai sapere tutto quello che aveva a che fare con William Collins.